venerdì 1 marzo 2013

nella mia testa e sicuramente in quella di altri


C’era talmente tanta roba nella mia testa, che il mondo fuori lo sentivo appena. 
Passava come un’ombra, la vita era tutta nei miei pensieri.

E mi sono detta wow, nessun modo per descrivermi meglio. Perché davvero… sono così immersa nella mia testa da non rendermi mai conto di quello che mi circonda. Non è mai stata una cosa a mio vantaggio… non capisco mai nulla.
Non mi sono mai creata un mondo per scappare dalla realtà. Un mondo fatto d’eroi e cose così… certo, sognavo di fare cose… di… poter aiutare qualcuno. E in queste fantasie… non ero io, non era il mio aspetto. Avevo capelli colorati e indossavo un ridicolo vestito e saltavo per i palazzi. Tutto. Per aiutare le persone per qualunque cosa. Ripercorrendo indietro i miei pensieri (la mia vita, quindi)… mi rendo conto che l’unica cosa che ho sempre rincorso è il desiderio di poter far spuntare un sorriso.
Forse perché mi sentivo sbagliata pur non avendo nulla che non sia okay. Per questo, forse incosciamente, volevo che il prossimo sapesse che no, non era un mostro, ma una bella persona. E di non piangere, di non dar soddisfazione a chi fa del male. Perché lo fa solo per divertimento. Quando non c’è nulla di divertente, nel veder piangere qualcuno. Nel far del male gratuito.
Nonostante tutto questo… mi guardavo attorno e non capivo come facessero le persone a sentire così tanto loro stessi. Io non mi sono mai posta particolari quesiti. Per me se una cosa era in un modo era così e basta. Non m’importavano i perché esistenziali e cose così. Forse il motivo… è che associo i perché al voler dare per forza una spiegazione… reale, pratica, come se non ci si fidasse di qualcosa. E io ho sempre fatto a pugni con la realtà. Ma ripeto, non ho mai voluto nascondermi nella mia testa. Semplicemente mi piaceva sognare. Mi piace ancora, sognare.
La realtà, il mondo, la luce… per me erano cose del tutto… sensate. La concretezza per me è sempre stata qualcosa di terribile. Quelle cose che per tutti erano normali, problematiche e ragionevoli… per me erano assurde.
Molto meglio la mia testa, molto meglio il buio. Non ho mai avuto paura del buio… sin da piccola per me il non sapere era qualcosa di prezioso. Perché potevo immaginare quello che voglio, e così il nero, l’assenza di luce in una stanza o in uno spazio aperto per me era un parco giochi. Potevo farne quello che volevo. Mi bastava solo la mia mente.
Mh. Non che io abbia mai avuto tutta questa fantasia. Per intenderci… non è che se mi passi un pezzo di carta io ti tiro fuori un capolavoro di chissà quale portata… butterò li sopra solo quello che voglio. Magari ci scriverò, anche.
Datemi un foglio con una penna, ed io finirò con lo scrivere anche sul tavolo. Perché non ho mai badato molto ai limiti. Penso che abbia a che fare ancora una volta con la mia testa… lì non ci sono limiti… ecco perché sono sempre uscita fuori dai margini.
Datemi un foglio con una penna dicendomi “disegna quello che hai in testa”. Oh. Saresti davvero idiota, nel chiedermi una cosa del genere. Perché non basta un foglio, non basta inchiostro, non esiste alcuna sintesi, immagine, parola, forma… per rappresentare, dire, descrivere, quello che una persona può avere nella propria testa.
Quando mi hanno detto che io sono la punk con i capelli tinti e i tatuaggi, che sono ambigua, abbastanza cogliona anche devo dire, io mi sono domandata: davvero sono così? Mi si può davvero… descrivere, in così poche parole, mi si può davvero etichettare? Al mio solito, casco dalle nuvole. So che si etichetta di continuo cose e persone e sorprendentemente… credevo di non far parte di questa cosa, pur sapendo di esserci anch’io. Una cosa che di certo si capisce, è che se non avessi la testa attaccata al collo, la perderei per strada, e neanche me ne accorgerei. Troppo persa chissà dove anche per capire di non avere più una testa…
Cosa penso? Oh, non lo so. Penso a molte cose… e se mi ci soffermo… mi sento male. Ma credo capiti un poco a tutti, no? Dico: il sorprendersi di pensare certe cose. Roba del tipo “ma che cazzo penso?”. Personalmente, non mi sono mai vergognata di ciò che ho nella testa. Non mi sono mai fatta problemi, anche dei pensieri più strani, anche di quelli più schifosi. Ho semplicemente capito che dentro di sé, si ha un potere incredibile, che non sempre si riesce a gestire. Quindi scrollo le spalle e vado avanti. Ma quando mi soffermo su alcune cose… è la fine. Perché mi fa venire solo voglia di staccarmi la testa. Troppe cose. Davvero.
E ci sono quei momenti in cui mandi tutto a fanculo e vorresti solo piangere e basta. Ti dici che non vali un cazzo. Che il mondo è uno schifo. Che nessuno sentirebbe la tua mancanza, quindi potresti benissimo crepare.
Ma per favore! La verità è che il vittimismo è troppo di moda. Che le smorfie non ci rendono migliori, se non fatte col cuore.
C’è sempre qualcuno a cui mancherai. Nessuno ti ha preso per il culo- caso mai si è preso il giro da solo. E… sì, okay, piangi pure. Tanto tornerai a sorridere. Torniamo sempre a sorridere. Perché vogliamo solo stare bene, vogliamo solo essere felici.
Io… penso che ci capiamo solo vivendo. Che non siamo poi così diversi, tra di noi. Solo che ognuno di noi è speciale a modo suo, capisci cosa voglio dire? Possiamo trovare noi stessi in una canzone, in una città, in un libro, in una storia, in un letto. Ovunque. Ma tanto, alla fine, ci sentiamo come se avessimo sempre saputo dove eravamo, perché tutti noi sappiamo quale è la strada di casa… solo che i pullman non sono mai puntuali.

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